La villa e il suo giardino
‘‘La bellezza ci circonda, ma di solito dobbiamo camminare in un giardino per conoscerla.’’
Rumi (poeta mistico persiano)
La villa sorge sul colle dove si trovava l’antico Castello d’Ischia, rocca che faceva parte di un sistema di edifici fortificati posti a difesa del territorio, sparsi a Nord e a Sud del fiume Tesino. I due bastioni posti all’ingresso rimangono a testimonianza della funzione militare avuta in passato.
Nell’XI secolo il castello è divenuto convento fortificato, passato poi ai Domenicani nel quattrocento, grazie al quale la congregazione poteva difendersi dalle incursioni dei pirati provenienti dal mare. Il giardino di forma quadrata, chiuso da muri e protetto dai venti, potrebbe essere il nucleo più antico del complesso, con la funzione di hortus conclusus dei monaci.
Un connubio di storia, arte e natura.
Le trasformazioni che hanno portato il convento ad assumere l’aspetto attuale della villa iniziano a metà del 1700, e sono inizialmente affidate a Lazzaro Giosafatti ed alla sua scuola architettonica, sotto la spinta dei componenti della famiglia ed in particolare del marchese Pietro Emidio, che la rileva in seguito ad una disputa familiare interna.
Il prospetto principale della villa si rivolge verso Sud-Est, ed era un tempo raggiunto da un viale alberato che saliva dalla strada costiera. La facciata in classico stile della ville marchigiane dell’epoca è arricchita da due avancorpi: quello di sinistra guardando l’ingresso ospita la sala da pranzo, affrescata con immagini della colline e delle montagne che fanno da cornice ad Ascoli; quello di destra contiene la cappella privata, arredata in stile barocchetto, usata nel tempo per le funzioni religiose dei marchesi e dei contadini che lavoravano nella proprietà.
Le influenze culturali
Entrare nella villa dall’ingresso principale ha un forte impatto scenografico.
Si passa dalla luce che illumina la facciata, alla semioscurità dell’atrio, che poi accompagna il visitatore alla coperta del giardino interno, nuovamente inondato di luce.
L’effetto che si è voluto creare è quello di mettere in contrasto luce e buio; dove la luce, che viene dal mare, rappresenta la cultura e la scienza che avanzano nell’eta dell’Illuminismo, ed il buio, che incombe dal bosco che sovrasta il giardino, rappresenta l’ignoto e l’ignoranza.
Il giardino all’italiana è arricchito infatti da statue neoclassiche, fontane, urne, siepi di bosso e di alloro. La porta d’ingresso al giardino e la balconata principale sono opera di Francesco Tartufoli, artigiano del ferro battuto di Ascoli.
Oggi la Villa
La villa, come altre dimore storiche italiane, è occasionalmente aperta al pubblico per eventi nazionali (le giornate del FAI) e su richiesta a visitatori privati.
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Stemma della famiglia Sgariglia
D'argento, alla fascia di rosso, al monte di sei cime all'italiana di verde fondato sulla fascia.
Dimora storica
Villa Sgariglia è un complesso architettonico iscritto nel catalogo nazionale dei beni culturali italiani, con decreto del 1999; è una residenza privata ed è una delle dimore storiche iscritte nell’elenco dell’ADSI (Associazione dimore storiche italiane), che riunisce i proprietari di immobili storici di tutta Italia, i quali rappresentano una componente importante del nostro patrimonio culturale.
Le dimore storiche sono beni culturali tutelati dallo Stato, che ne deve favorire la conservazione, e sono affidati alla responsabilità dei proprietari. Si tratta di un patrimonio vasto ed eterogeneo: case e palazzi, ville e castelli, ma anche giardini e tenute agricole. Sono distribuiti in tutto il Paese e, per quasi l’80%, situati in campagna o in provincia. Ognuno di questi beni ha una precisa identità, unica in Europa: per la sua storia, per il suo valore culturale e per lo stretto legame con il territorio di riferimento.
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Dove trovarci
- Contrada Sgariglia, Via Firenze, 123, 63066 Grottammare AP